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Dante Alighieri
(1265-1321)
32ko

artwork: The Speech of the Bird by Salvador Dalí (1904-1989)

The Speech of the Bird
On the Sixth Heaven (Jupiter), the Just Rulers, speak as one voice through a bird, an eagle. Dante questions the eagle as to the exclusion from heaven of those who have never heard of Christ. The eagle's response is that human intellect cannot comprehend the depths of divine justice; he continues by denouncing the unjust rulers of contemporary Europe.

***

The Eagle discourses of Salvation, Faith, and Virtue.
Condemnation of the vile Kings of A.D. 1300.

La Divina Commedia · Paradiso

Canto Decimonono

Parea dinanzi a me con l'ali aperte
la bella image che nel dolce frui
liete facevan l'anime conserte;

parea ciascuna rubinetto in cui
raggio di sole ardesse sì acceso,
che ne' miei occhi rifrangesse lui.

E quel che mi convien ritrar testeso,
non portò voce mai, né scrisse incostro,
né fu per fantasia già mai compreso;

ch'io vidi e anche udi' parlar lo rostro,
e sonar ne la voce e «io» e «mio»,
quand' era nel concetto e `noi' e `nostro'.

E cominciò: «Per esser giusto e pio
son io qui essaltato a quella gloria
che non si lascia vincere a disio;

e in terra lasciai la mia memoria
sì fatta, che le genti lì malvage
commendan lei, ma non seguon la storia».

Così un sol calor di molte brage
si fa sentir, come di molti amori
usciva solo un suon di quella image.

Ond' io appresso: «O perpetüi fiori
de l'etterna letizia, che pur uno
parer mi fate tutti vostri odori,

solvetemi, spirando, il gran digiuno
che lungamente m'ha tenuto in fame,
non trovandoli in terra cibo alcuno.

Ben so io che, se 'n cielo altro reame
la divina giustizia fa suo specchio,
che 'l vostro non l'apprende con velame.

Sapete come attento io m'apparecchio
ad ascoltar; sapete qual è quello
dubbio che m'è digiun cotanto vecchio».

Quasi falcone ch'esce del cappello,
move la testa e con l'ali si plaude,
voglia mostrando e faccendosi bello,

vid' io farsi quel segno, che di laude
de la divina grazia era contesto,
con canti quai si sa chi là sù gaude.

Poi cominciò: «Colui che volse il sesto
a lo stremo del mondo, e dentro ad esso
distinse tanto occulto e manifesto,

non poté suo valor sì fare impresso
in tutto l'universo, che 'l suo verbo
non rimanesse in infinito eccesso.

E ciò fa certo che 'l primo superbo,
che fu la somma d'ogne creatura,
per non aspettar lume, cadde acerbo;

e quinci appar ch'ogne minor natura
è corto recettacolo a quel bene
che non ha fine e sé con sé misura.

Dunque vostra veduta, che convene
esser alcun de' raggi de la mente
di che tutte le cose son ripiene,

non pò da sua natura esser possente
tanto, che suo principio discerna
molto di là da quel che l'è parvente.

Però ne la giustizia sempiterna
la vista che riceve il vostro mondo,
com' occhio per lo mare, entro s'interna;

che, ben che da la proda veggia il fondo,
in pelago nol vede; e nondimeno
èli, ma cela lui l'esser profondo.

Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai; anzi è tenèbra
od ombra de la carne o suo veleno.

Assai t'è mo aperta la latebra
che t'ascondeva la giustizia viva,
di che facei question cotanto crebra;

ché tu dicevi: ``Un uom nasce a la riva
de l'Indo, e quivi non è chi ragioni
di Cristo né chi legga né chi scriva;

e tutti suoi voleri e atti buoni
sono, quanto ragione umana vede,
sanza peccato in vita o in sermoni.

Muore non battezzato e sanza fede:
ov' è questa giustizia che 'l condanna?
ov' è la colpa sua, se ei non crede?".

Or tu chi se', che vuo' sedere a scranna,
per giudicar di lungi mille miglia
con la veduta corta d'una spanna?

Certo a colui che meco s'assottiglia,
se la Scrittura sovra voi non fosse,
da dubitar sarebbe a maraviglia.

Oh terreni animali! oh menti grosse!
La prima volontà, ch'è da sé buona,
da sé, ch'è sommo ben, mai non si mosse.

Cotanto è giusto quanto a lei consuona:
nullo creato bene a sé la tira,
ma essa, radïando, lui cagiona».

Quale sovresso il nido si rigira
poi c'ha pasciuti la cicogna i figli,
e come quel ch'è pasto la rimira;

cotal si fece, e sì leväi i cigli,
la benedetta imagine, che l'ali
movea sospinte da tanti consigli.

Roteando cantava, e dicea: «Quali
son le mie note a te, che non le 'ntendi,
tal è il giudicio etterno a voi mortali».

Poi si quetaro quei lucenti incendi
de lo Spirito Santo ancor nel segno
che fé i Romani al mondo reverendi,

esso ricominciò: «A questo regno
non salì mai chi non credette 'n Cristo,
né pria né poi ch'el si chiavasse al legno.

Ma vedi: molti gridan ``Cristo, Cristo!",
che saranno in giudicio assai men prope
a lui, che tal che non conosce Cristo;

e tai Cristian dannerà l'Etïòpe,
quando si partiranno i due collegi,
l'uno in etterno ricco e l'altro inòpe.

Che poran dir li Perse a' vostri regi,
come vedranno quel volume aperto
nel qual si scrivon tutti suoi dispregi?

Lì si vedrà, tra l'opere d'Alberto,
quella che tosto moverà la penna,
per che 'l regno di Praga fia diserto.

Lì si vedrà il duol che sovra Senna
induce, falseggiando la moneta,
quel che morrà di colpo di cotenna.

Lì si vedrà la superbia ch'asseta,
che fa lo Scotto e l'Inghilese folle,
sì che non può soffrir dentro a sua meta.

Vedrassi la lussuria e 'l viver molle
di quel di Spagna e di quel di Boemme,
che mai valor non conobbe né volle.

Vedrassi al Ciotto di Ierusalemme
segnata con un i la sua bontate,
quando 'l contrario segnerà un emme.

Vedrassi l'avarizia e la viltate
di quei che guarda l'isola del foco,
ove Anchise finì la lunga etate;

e a dare ad intender quanto è poco,
la sua scrittura fian lettere mozze,
che noteranno molto in parvo loco.

E parranno a ciascun l'opere sozze
del barba e del fratel, che tanto egregia
nazione e due corone han fatte bozze.

E quel di Portogallo e di Norvegia
lì si conosceranno, e quel di Rascia
che male ha visto il conio di Vinegia.

Oh beata Ungheria, se non si lascia
più malmenare! e beata Navarra,
se s'armasse del monte che la fascia!

E creder de' ciascun che già, per arra
di questo, Niccosïa e Famagosta
per la lor bestia si lamenti e garra,

che dal fianco de l'altre non si scosta».



La Divina Commedia · The Paradise

Canto XIX

Appeared before me with its wings outspread
The beautiful image that in sweet fruition
Made jubilant the interwoven souls;

Appeared a little ruby each, wherein
Ray of the sun was burning so enkindled
That each into mine eyes refracted it.

And what it now behoves me to retrace
Nor voice has e'er reported, nor ink written,
Nor was by fantasy e'er comprehended;

For speak I saw, and likewise heard, the beak,
And utter with its voice both 'I' and 'My,'
When in conception it was 'We' and 'Our.'

And it began: "Being just and merciful
Am I exalted here unto that glory
Which cannot be exceeded by desire;

And upon earth I left my memory
Such, that the evil-minded people there
Commend it, but continue not the story."

So doth a single heat from many embers
Make itself felt, even as from many loves
Issued a single sound from out that image.

Whence I thereafter: "O perpetual flowers
Of the eternal joy, that only one
Make me perceive your odours manifold,

Exhaling, break within me the great fast
Which a long season has in hunger held me,
Not finding for it any food on earth.

Well do I know, that if in heaven its mirror
Justice Divine another realm doth make,
Yours apprehends it not through any veil.

You know how I attentively address me
To listen; and you know what is the doubt
That is in me so very old a fast."

Even as a falcon, issuing from his hood,
Doth move his head, and with his wings applaud him,
Showing desire, and making himself fine,

Saw I become that standard, which of lauds
Was interwoven of the grace divine,
With such songs as he knows who there rejoices.

Then it began: "He who a compass turned
On the world's outer verge, and who within it
Devised so much occult and manifest,

Could not the impress of his power so make
On all the universe, as that his Word
Should not remain in infinite excess.

And this makes certain that the first proud being,
Who was the paragon of every creature,
By not awaiting light fell immature.

And hence appears it, that each minor nature
Is scant receptacle unto that good
Which has no end, and by itself is measured.

In consequence our vision, which perforce
Must be some ray of that intelligence
With which all things whatever are replete,

Cannot in its own nature be so potent,
That it shall not its origin discern
Far beyond that which is apparent to it.

Therefore into the justice sempiternal
The power of vision that your world receives,
As eye into the ocean, penetrates;

Which, though it see the bottom near the shore,
Upon the deep perceives it not, and yet
'Tis there, but it is hidden by the depth.

There is no light but comes from the serene
That never is o'ercast, nay, it is darkness
Or shadow of the flesh, or else its poison.

Amply to thee is opened now the cavern
Which has concealed from thee the living justice
Of which thou mad'st such frequent questioning.

For saidst thou: 'Born a man is on the shore
Of Indus, and is none who there can speak
Of Christ, nor who can read, nor who can write;

And all his inclinations and his actions
Are good, so far as human reason sees,
Without a sin in life or in discourse:

He dieth unbaptised and without faith;
Where is this justice that condemneth him?
Where is his fault, if he do not believe?'

Now who art thou, that on the bench wouldst sit
In judgment at a thousand miles away,
With the short vision of a single span?

Truly to him who with me subtilizes,
If so the Scripture were not over you,
For doubting there were marvellous occasion.

O animals terrene, O stolid minds,
The primal will, that in itself is good,
Ne'er from itself, the Good Supreme, has moved.

So much is just as is accordant with it;
No good created draws it to itself,
But it, by raying forth, occasions that."

Even as above her nest goes circling round
The stork when she has fed her little ones,
And he who has been fed looks up at her,

So lifted I my brows, and even such
Became the blessed image, which its wings
Was moving, by so many counsels urged.

Circling around it sang, and said: "As are
My notes to thee, who dost not comprehend them,
Such is the eternal judgment to you mortals."

Those lucent splendours of the Holy Spirit
Grew quiet then, but still within the standard
That made the Romans reverend to the world.

It recommenced: "Unto this kingdom never
Ascended one who had not faith in Christ,
Before or since he to the tree was nailed.

But look thou, many crying are, 'Christ, Christ!'
Who at the judgment shall be far less near
To him than some shall be who knew not Christ.

Such Christians shall the Ethiop condemn,
When the two companies shall be divided,
The one for ever rich, the other poor.

What to your kings may not the Persians say,
When they that volume opened shall behold
In which are written down all their dispraises?

There shall be seen, among the deeds of Albert,
That which ere long shall set the pen in motion,
For which the realm of Prague shall be deserted.

There shall be seen the woe that on the Seine
He brings by falsifying of the coin,
Who by the blow of a wild boar shall die.

There shall be seen the pride that causes thirst,
Which makes the Scot and Englishman so mad
That they within their boundaries cannot rest;

Be seen the luxury and effeminate life
Of him of Spain, and the Bohemian,
Who valour never knew and never wished;

Be seen the Cripple of Jerusalem,
His goodness represented by an I,
While the reverse an M shall represent;

Be seen the avarice and poltroonery
Of him who guards the Island of the Fire,
Wherein Anchises finished his long life;

And to declare how pitiful he is
Shall be his record in contracted letters
Which shall make note of much in little space.

And shall appear to each one the foul deeds
Of uncle and of brother who a nation
So famous have dishonoured, and two crowns.

And he of Portugal and he of Norway
Shall there be known, and he of Rascia too,
Who saw in evil hour the coin of Venice.

O happy Hungary, if she let herself
Be wronged no farther! and Navarre the happy,
If with the hills that gird her she be armed!

And each one may believe that now, as hansel
Thereof, do Nicosia and Famagosta
Lament and rage because of their own beast,

Who from the others' flank departeth not."

(Translated by Henry Wadsworth Longfellow)

***

26ko

artwork: Preparation for the Final Prayer by Salvador Dalí (1904-1989)

Preparation for the Final Prayer

On the Tenth Heaven (Empyrean), Dante gazes at the petals of a white rose (symbolic of divine love), while St. Bernard explains its divisions and the souls enthroned therein, and bids Dante to fix his gaze upon the Virgin. Finally both Dante and Beatrice gaze above and St. Bernard begins his final prayer.

La Divina Commedia · Paradiso

Canto XXXII

St. Bernard points out the Saints in the White Rose.

Affetto al suo piacer, quel contemplante
libero officio di dottore assunse,
e cominciò queste parole sante:

«La piaga che Maria richiuse e unse,
quella ch'è tanto bella da' suoi piedi
è colei che l'aperse e che la punse.

Ne l'ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
con Bëatrice, sì come tu vedi.

Sarra e Rebecca, Iudìt e colei
che fu bisava al cantor che per doglia
del fallo disse `Miserere mei',

puoi tu veder così di soglia in soglia
giù digradar, com' io ch'a proprio nome
vo per la rosa giù di foglia in foglia.

E dal settimo grado in giù, sì come
infino ad esso, succedono Ebree,
dirimendo del fior tutte le chiome;

perché, secondo lo sguardo che fée
la fede in Cristo, queste sono il muro
a che si parton le sacre scalee.

Da questa parte onde 'l fiore è maturo
di tutte le sue foglie, sono assisi
quei che credettero in Cristo venturo;

da l'altra parte onde sono intercisi
di vòti i semicirculi, si stanno
quei ch'a Cristo venuto ebber li visi.

E come quinci il glorïoso scanno
de la donna del cielo e li altri scanni
di sotto lui cotanta cerna fanno,

così di contra quel del gran Giovanni,
che sempre santo 'l diserto e 'l martiro
sofferse, e poi l'inferno da due anni;

e sotto lui così cerner sortiro
Francesco, Benedetto e Augustino
e altri fin qua giù di giro in giro.

Or mira l'alto proveder divino:
ché l'uno e l'altro aspetto de la fede
igualmente empierà questo giardino.

E sappi che dal grado in giù che fiede
a mezzo il tratto le due discrezioni,
per nullo proprio merito si siede,

ma per l'altrui, con certe condizioni:
ché tutti questi son spiriti ascolti
prima ch'avesser vere elezïoni.

Ben te ne puoi accorger per li volti
e anche per le voci püerili,
se tu li guardi bene e se li ascolti.

Or dubbi tu e dubitando sili;
ma io discioglierò 'l forte legame
in che ti stringon li pensier sottili.

Dentro a l'ampiezza di questo reame
casüal punto non puote aver sito,
se non come tristizia o sete o fame:

ché per etterna legge è stabilito
quantunque vedi, sì che giustamente
ci si risponde da l'anello al dito;

e però questa festinata gente
a vera vita non è sine causa
intra sé qui più e meno eccellente.

Lo rege per cui questo regno pausa
in tanto amore e in tanto diletto,
che nulla volontà è di più ausa,

le menti tutte nel suo lieto aspetto
creando, a suo piacer di grazia dota
diversamente; e qui basti l'effetto.

E ciò espresso e chiaro vi si nota
ne la Scrittura santa in quei gemelli
che ne la madre ebber l'ira commota.

Però, secondo il color d'i capelli,
di cotal grazia l'altissimo lume
degnamente convien che s'incappelli.

Dunque, sanza mercé di lor costume,
locati son per gradi differenti,
sol differendo nel primiero acume.

Bastavasi ne' secoli recenti
con l'innocenza, per aver salute,
solamente la fede d'i parenti;

poi che le prime etadi fuor compiute,
convenne ai maschi a l'innocenti penne
per circuncidere acquistar virtute;

ma poi che 'l tempo de la grazia venne,
sanza battesmo perfetto di Cristo
tale innocenza là giù si ritenne.

Riguarda omai ne la faccia che a Cristo
più si somiglia, ché la sua chiarezza
sola ti può disporre a veder Cristo».

Io vidi sopra lei tanta allegrezza
piover, portata ne le menti sante
create a trasvolar per quella altezza,

che quantunque io avea visto davante,
di tanta ammirazion non mi sospese,
né mi mostrò di Dio tanto sembiante;

e quello amor che primo lì discese,
cantando `Ave, Maria, gratïa plena',
dinanzi a lei le sue ali distese.

Rispuose a la divina cantilena
da tutte parti la beata corte,
sì ch'ogne vista sen fé più serena.

«O santo padre, che per me comporte
l'esser qua giù, lasciando il dolce loco
nel qual tu siedi per etterna sorte,

qual è quell' angel che con tanto gioco
guarda ne li occhi la nostra regina,
innamorato sì che par di foco?».

Così ricorsi ancora a la dottrina
di colui ch'abbelliva di Maria,
come del sole stella mattutina.

Ed elli a me: «Baldezza e leggiadria
quant' esser puote in angelo e in alma,
tutta è in lui; e sì volem che sia,

perch' elli è quelli che portò la palma
giuso a Maria, quando 'l Figliuol di Dio
carcar si volse de la nostra salma.

Ma vieni omai con li occhi sì com' io
andrò parlando, e nota i gran patrici
di questo imperio giustissimo e pio.

Quei due che seggon là sù più felici
per esser propinquissimi ad Agusta,
son d'esta rosa quasi due radici:

colui che da sinistra le s'aggiusta
è il padre per lo cui ardito gusto
l'umana specie tanto amaro gusta;

dal destro vedi quel padre vetusto
di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi
raccomandò di questo fior venusto.

E quei che vide tutti i tempi gravi,
pria che morisse, de la bella sposa
che s'acquistò con la lancia e coi clavi,

siede lungh' esso, e lungo l'altro posa
quel duca sotto cui visse di manna
la gente ingrata, mobile e retrosa.

Di contr' a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia,
che non move occhio per cantare osanna;

e contro al maggior padre di famiglia
siede Lucia, che mosse la tua donna
quando chinavi, a rovinar, le ciglia.

Ma perché 'l tempo fugge che t'assonna,
qui farem punto, come buon sartore
che com' elli ha del panno fa la gonna;

e drizzeremo li occhi al primo amore,
sì che, guardando verso lui, penètri
quant' è possibil per lo suo fulgore.

Veramente, ne forse tu t'arretri
movendo l'ali tue, credendo oltrarti,
orando grazia conven che s'impetri

grazia da quella che puote aiutarti;
e tu mi seguirai con l'affezione,
sì che dal dicer mio lo cor non parti».

E cominciò questa santa orazione:



La Divina Commedia · The Paradise

Canto XXXII

St. Bernard points out the Saints in the White Rose.



Absorbed in his delight, that contemplator
Assumed the willing office of a teacher,
And gave beginning to these holy words:

"The wound that Mary closed up and anointed,
She at her feet who is so beautiful,
She is the one who opened it and pierced it.

Within that order which the third seats make
Is seated Rachel, lower than the other,
With Beatrice, in manner as thou seest.

Sarah, Rebecca, Judith, and her who was
Ancestress of the Singer, who for dole
Of the misdeed said, 'Miserere mei',

Canst thou behold from seat to seat descending
Down in gradation, as with each one's name
I through the Rose go down from leaf to leaf.

And downward from the seventh row, even as
Above the same, succeed the Hebrew women,
Dividing all the tresses of the flower;

Because, according to the view which Faith
In Christ had taken, these are the partition
By which the sacred stairways are divided.

Upon this side, where perfect is the flower
With each one of its petals, seated are
Those who believed in Christ who was to come.

Upon the other side, where intersected
With vacant spaces are the semicircles,
Are those who looked to Christ already come.

And as, upon this side, the glorious seat
Of the Lady of Heaven, and the other seats
Below it, such a great division make,

So opposite doth that of the great John,
Who, ever holy, desert and martyrdom
Endured, and afterwards two years in Hell.

And under him thus to divide were chosen
Francis, and Benedict, and Augustine,
And down to us the rest from round to round.

Behold now the high providence divine;
For one and other aspect of the Faith
In equal measure shall this garden fill.

And know that downward from that rank which cleaves
Midway the sequence of the two divisions,
Not by their proper merit are they seated;

But by another's under fixed conditions;
For these are spirits one and all assoiled
Before they any true election had.

Well canst thou recognise it in their faces,
And also in their voices puerile,
If thou regard them well and hearken to them.

Now doubtest thou, and doubting thou art silent;
But I will loosen for thee the strong bond
In which thy subtile fancies hold thee fast.

Within the amplitude of this domain
No casual point can possibly find place,
No more than sadness can, or thirst, or hunger;

For by eternal law has been established
Whatever thou beholdest, so that closely
The ring is fitted to the finger here.

And therefore are these people, festinate
Unto true life, not'sine causa' here
More and less excellent among themselves.

The King, by means of whom this realm reposes
In so great love and in so great delight
That no will ventureth to ask for more,

In his own joyous aspect every mind
Creating, at his pleasure dowers with grace
Diversely; and let here the effect suffice.

And this is clearly and expressly noted
For you in Holy Scripture, in those twins
Who in their mother had their anger roused.

According to the colour of the hair,
Therefore, with such a grace the light supreme
Consenteth that they worthily be crowned.

Without, then, any merit of their deeds,
Stationed are they in different gradations,
Differing only in their first acuteness.

'Tis true that in the early centuries,
With innocence, to work out their salvation
Sufficient was the faith of parents only.

After the earlier ages were completed,
Behoved it that the males by circumcision
Unto their innocent wings should virtue add;

But after that the time of grace had come
Without the baptism absolute of Christ,
Such innocence below there was retained.

Look now into the face that unto Christ
Hath most resemblance; for its brightness only
Is able to prepare thee to see Christ."

On her did I behold so great a gladness
Rain down, borne onward in the holy minds
Created through that altitude to fly,

That whatsoever I had seen before
Did not suspend me in such admiration,
Nor show me such similitude of God.

And the same Love that first descended there,
"Ave Maria, gratia plena", singing,
In front of her his wings expanded wide.

Unto the canticle divine responded
From every part the court beatified,
So that each sight became serener for it.

"O holy father, who for me endurest
To be below here, leaving the sweet place
In which thou sittest by eternal lot,

Who is the Angel that with so much joy
Into the eyes is looking of our Queen,
Enamoured so that he seems made of fire?"

Thus I again recourse had to the teaching
Of that one who delighted him in Mary
As doth the star of morning in the sun.

And he to me: "Such gallantry and grace
As there can be in Angel and in soul,
All is in him; and thus we fain would have it;

Because he is the one who bore the palm
Down unto Mary, when the Son of God
To take our burden on himself decreed.

But now come onward with thine eyes, as I
Speaking shall go, and note the great patricians
Of this most just and merciful of empires.

Those two that sit above there most enrapture
As being very near unto Augusta,
Are as it were the two roots of this Rose.

He who upon the left is near her placed
The father is, by whose audacious taste
The human species so much bitter tastes.

Upon the right thou seest that ancient father
Of Holy Church, into whose keeping Christ
The keys committed of this lovely flower.

And he who all the evil days beheld,
Before his death, of her the beauteous bride
Who with the spear and with the nails was won,

Beside him sits, and by the other rests
That leader under whom on manna lived
The people ingrate, fickle, and stiff-necked.

Opposite Peter seest thou Anna seated,
So well content to look upon her daughter,
Her eyes she moves not while she sings Hosanna.

And opposite the eldest household father
Lucia sits, she who thy Lady moved
When to rush downward thou didst bend thy brows.

But since the moments of thy vision fly,
Here will we make full stop, as a good tailor
Who makes the gown according to his cloth,

And unto the first Love will turn our eyes,
That looking upon Him thou penetrate
As far as possible through his effulgence.

Truly, lest peradventure thou recede,
Moving thy wings believing to advance,
By prayer behoves it that grace be obtained;

Grace from that one who has the power to aid thee;
And thou shalt follow me with thy affection
That from my words thy heart turn not aside."

And he began this holy orison.

(Translated by Henry Wadsworth Longfellow)

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artwork: The Speech of the Bird by Salvador Dalí (1904-1989)

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