(Français — Anglais — Italien)

Dante Alighieri
(1265-1321)
34ko

artwork: The Fallen Angel by Salvador Dalí (1904-1989)

Dante and Virgil, emerging from Hell, find themselves on the shore of the Island of Purgatory, where they are met by Cato, guardian of the Mountain. Cato instructs Virgil to wash Dante's face with dew in preparation for the ascent of Mount Purgatory.

***

La Divina Commedia · Purgatorio

Canto I

The Shores of Purgatory. The Four Stars. Cato of Utica. The Rush.

Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele;

e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.

Ma qui la morta poesì resurga,
o sante Muse, poi che vostro sono;
e qui Calïopè alquanto surga,

seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.

Dolce color d'orïental zaffiro,
che s'accoglieva nel sereno aspetto
del mezzo, puro infino al primo giro,

a li occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta
che m'avea contristati li occhi e 'l petto.

Lo bel pianeto che d'amar conforta
faceva tutto rider l'orïente,
velando i Pesci ch'erano in sua scorta.

I' mi volsi a man destra, e puosi mente
a l'altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch'a la prima gente.

Goder pareva 'l ciel di lor fiammelle:
oh settentrïonal vedovo sito,
poi che privato se' di mirar quelle!

Com' io da loro sguardo fui partito,
un poco me volgendo a l 'altro polo,
là onde 'l Carro già era sparito,

vidi presso di me un veglio solo,
degno di tanta reverenza in vista,
che più non dee a padre alcun figliuolo.

Lunga la barba e di pel bianco mista
portava, a' suoi capelli simigliante,
de' quai cadeva al petto doppia lista.

Li raggi de le quattro luci sante
fregiavan sì la sua faccia di lume,
ch'i' 'l vedea come 'l sol fosse davante.

«Chi siete voi che contro al cieco fiume
fuggita avete la pregione etterna?»,
diss' el, movendo quelle oneste piume.

«Chi v'ha guidati, o che vi fu lucerna,
uscendo fuor de la profonda notte
che sempre nera fa la valle inferna?

Son le leggi d'abisso così rotte?
o è mutato in ciel novo consiglio,
che, dannati, venite a le mie grotte?».

Lo duca mio allor mi diè di piglio,
e con parole e con mani e con cenni
reverenti mi fé le gambe e 'l ciglio.

Poscia rispuose lui: «Da me non venni:
donna scese del ciel, per li cui prieghi
de la mia compagnia costui sovvenni.

Ma da ch'è tuo voler che più si spieghi
di nostra condizion com' ell' è vera,
esser non puote il mio che a te si nieghi.

Questi non vide mai l'ultima sera;
ma per la sua follia le fu sì presso,
che molto poco tempo a volger era.

Sì com' io dissi, fui mandato ad esso
per lui campare; e non lì era altra via
che questa per la quale i' mi son messo.

Mostrata ho lui tutta la gente ria;
e ora intendo mostrar quelli spirti
che purgan sé sotto la tua balìa.

Com' io l'ho tratto, saria lungo a dirti;
de l'alto scende virtù che m'aiuta
conducerlo a vederti e a udirti.

Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta.

Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara
in Utica la morte, ove lasciasti
la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara.

Non son li editti etterni per noi guasti,
ché questi vive e Minòs me non lega;
ma son del cerchio ove son li occhi casti

di Marzia tua, che 'n vista ancor ti priega,
o santo petto, che per tua la tegni:
per lo suo amore adunque a noi ti piega.

Lasciane andar per li tuoi sette regni;
grazie riporterò di te a lei,
se d'esser mentovato là giù degni».

«Marzïa piacque tanto a li occhi miei
mentre ch'i' fu' di là», diss' elli allora,
«che quante grazie volse da me, fei.

Or che di là dal mal fiume dimora,
più muover non mi può, per quella legge
che fatta fu quando me n'usci' fora.

Ma se donna del ciel ti move e regge,
come tu di', non c'è mestier lusinghe:
bastisi ben che per lei mi richegge.

Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d'un giunco schietto e che li lavi 'l viso,
sì ch'ogne sucidume quindi stinghe;

ché non si converria, l'occhio sorpriso
d'alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
ministro, ch'è di quei di paradiso.

Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
là giù colà dove la batte l'onda,
porta di giunchi sovra 'l molle limo:

null' altra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
però ch'a le percosse non seconda.

Poscia non sia di qua vostra reddita;
lo sol vi mosterrà, che surge omai,
prendere il monte a più lieve salita».

Così sparì; e io sù mi levai
sanza parlare, e tutto mi ritrassi
al duca mio, e li occhi a lui drizzai.

El cominciò: «Figliuol, segui i miei passi:
volgianci in dietro, ché di qua dichina
questa pianura a' suoi termini bassi».

L'alba vinceva l'ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar de la marina.

Noi andavam per lo solingo piano
com' om che torna a la perduta strada,
che 'nfino ad essa li pare ire in vano.

Quando noi fummo là 've la rugiada
pugna col sole, per essere in parte
dove, ad orezza, poco si dirada,

ambo le mani in su l'erbetta sparte
soavemente 'l mio maestro pose:
ond' io, che fui accorto di sua arte,

porsi ver' lui le guance lagrimose;
ivi mi fece tutto discoverto
quel color che l'inferno mi nascose.

Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto.

Quivi mi cinse sì com' altrui piacque:
oh maraviglia! ché qual elli scelse
l'umile pianta, cotal si rinacque

subitamente là onde l'avelse.



La Divina Commedia · Purgatorio

Canto I

The Shores of Purgatory. The Four Stars. Cato of Utica. The Rush.

To run o'er better waters hoists its sail
The little vessel of my genius now,
That leaves behind itself a sea so cruel;

And of that second kingdom will I sing
Wherein the human spirit doth purge itself,
And to ascend to heaven becometh worthy.

But let dead Poesy here rise again,
O holy Muses, since that I am yours,
And here Calliope somewhat ascend,

My song accompanying with that sound,
Of which the miserable magpies felt
The blow so great, that they despaired of pardon.

Sweet colour of the oriental sapphire,
That was upgathered in the cloudless aspect
Of the pure air, as far as the first circle,

Unto mine eyes did recommence delight
Soon as I issued forth from the dead air,
Which had with sadness filled mine eyes and breast.

The beauteous planet, that to love incites,
Was making all the orient to laugh,
Veiling the Fishes that were in her escort.

To the right hand I turned, and fixed my mind
Upon the other pole, and saw four stars
Ne'er seen before save by the primal people.

Rejoicing in their flamelets seemed the heaven.
O thou septentrional and widowed site,
Because thou art deprived of seeing these!

When from regarding them I had withdrawn,
Turning a little to the other pole,
There where the Wain had disappeared already,

I saw beside me an old man alone,
Worthy of so much reverence in his look,
That more owes not to father any son.

A long beard and with white hair intermingled
He wore, in semblance like unto the tresses,
Of which a double list fell on his breast.

The rays of the four consecrated stars
Did so adorn his countenance with light,
That him I saw as were the sun before him.

"Who are you? ye who, counter the blind river,
Have fled away from the eternal prison?"
Moving those venerable plumes, he said:

"Who guided you? or who has been your lamp
In issuing forth out of the night profound,
That ever black makes the infernal valley?

The laws of the abyss, are they thus broken?
Or is there changed in heaven some council new,
That being damned ye come unto my crags?"

Then did my Leader lay his grasp upon me,
And with his words, and with his hands and signs,
Reverent he made in me my knees and brow;

Then answered him: "I came not of myself;
A Lady from Heaven descended, at whose prayers
I aided this one with my company.

But since it is thy will more be unfolded
Of our condition, how it truly is,
Mine cannot be that this should be denied thee.

This one has never his last evening seen,
But by his folly was so near to it
That very little time was there to turn.

As I have said, I unto him was sent
To rescue him, and other way was none
Than this to which I have myself betaken.

I've shown him all the people of perdition,
And now those spirits I intend to show
Who purge themselves beneath thy guardianship.

How I have brought him would be long to tell thee.
Virtue descendeth from on high that aids me
To lead him to behold thee and to hear thee.

Now may it please thee to vouchsafe his coming;
He seeketh Liberty, which is so dear,
As knoweth he who life for her refuses.

Thou know'st it; since, for her, to thee not bitter
Was death in Utica, where thou didst leave
The vesture, that will shine so, the great day.

By us the eternal edicts are not broken;
Since this one lives, and Minos binds not me;
But of that circle I, where are the chaste

Eyes of thy Marcia, who in looks still prays thee,
O holy breast, to hold her as thine own;
For her love, then, incline thyself to us.

Permit us through thy sevenfold realm to go;
I will take back this grace from thee to her,
If to be mentioned there below thou deignest."

"Marcia so pleasing was unto mine eyes
While I was on the other side," then said he,
"That every grace she wished of me I granted;

Now that she dwells beyond the evil river,
She can no longer move me, by that law
Which, when I issued forth from there, was made.

But if a Lady of Heaven do move and rule thee,
As thou dost say, no flattery is needful;
Let it suffice thee that for her thou ask me.

Go, then, and see thou gird this one about
With a smooth rush, and that thou wash his face,
So that thou cleanse away all stain therefrom,

For 'twere not fitting that the eye o'ercast
By any mist should go before the first
Angel, who is of those of Paradise.

This little island round about its base
Below there, yonder, where the billow beats it,
Doth rushes bear upon its washy ooze;

No other plant that putteth forth the leaf,
Or that doth indurate, can there have life,
Because it yieldeth not unto the shocks.

Thereafter be not this way your return;
The sun, which now is rising, will direct you
To take the mount by easier ascent."

With this he vanished; and I raised me up
Without a word, and wholly drew myself
Unto my Guide, and turned mine eyes to him.

And he began: "Son, follow thou my steps;
Let us turn back, for on this side declines
The plain unto its lower boundaries."

The dawn was vanquishing the matin hour
Which fled before it, so that from afar
I recognised the trembling of the sea.

Along the solitary plain we went
As one who unto the lost road returns,
And till he finds it seems to go in vain.

As soon as we were come to where the dew
Fights with the sun, and, being in a part
Where shadow falls, little evaporates,

Both of his hands upon the grass outspread
In gentle manner did my Master place;
Whence I, who of his action was aware,

Extended unto him my tearful cheeks;
There did he make in me uncovered wholly
That hue which Hell had covered up in me.

Then came we down upon the desert shore
Which never yet saw navigate its waters
Any that afterward had known return.

There he begirt me as the other pleased;
O marvellous! for even as he culled
The humble plant, such it sprang up again

Suddenly there where he uprooted it.

(Translated by Henry Wadsworth Longfellow)

***

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artwork: The Fallen Angel by Salvador Dalí (1904-1989)

The Princess of the Flowery Valley
On Mount Purgatory, Terrace II, Dante and Virgil meet with Sordello, a troubadour who will act as guide to Ante-Purgatory. He explains the Rule of the Mountain, which prevents climbing after sunse, and then leads Dante and Virgil to a beautiful Valley; there they encounter some very distinguished persons who represent the Third Class of Late-Repentant, the so-called Preoccupied.

La Divina Commedia · Purgatorio

Canto Settimo

The Valley of Flowers. Negligent Princes.

Poscia che l'accoglienze oneste e liete
furo iterate tre e quattro volte,
Sordel si trasse, e disse: «Voi, chi siete?».

«Anzi che a questo monte fosser volte
l'anime degne di salire a Dio,
fur l'ossa mie per Ottavian sepolte.

Io son Virgilio; e per null' altro rio
lo ciel perdei che per non aver fé».
Così rispuose allora il duca mio.

Qual è colui che cosa innanzi sé
sùbita vede ond' e' si maraviglia,
che crede e non, dicendo «Ella è . . . non è . . . »,

tal parve quelli; e poi chinò le ciglia,
e umilmente ritornò ver' lui,
e abbracciòl là 've 'l minor s'appiglia.

«O gloria di Latin», disse, «per cui
mostrò ciò che potea la lingua nostra,
o pregio etterno del loco ond' io fui,

qual merito o qual grazia mi ti mostra?
S'io son d'udir le tue parole degno,
dimmi se vien d'inferno, e di qual chiostra».

«Per tutt' i cerchi del dolente regno»,
rispuose lui, «son io di qua venuto;
virtù del ciel mi mosse, e con lei vegno.

Non per far, ma per non fare ho perduto
a veder l'alto Sol che tu disiri
e che fu tardi per me conosciuto.

Luogo è là giù non tristo di martìri,
ma di tenebre solo, ove i lamenti
non suonan come guai, ma son sospiri.

Quivi sto io coi pargoli innocenti
dai denti morsi de la morte avante
che fosser da l'umana colpa essenti;

quivi sto io con quei che le tre sante
virtù non si vestiro, e sanza vizio
conobber l'altre e seguir tutte quante.

Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio
dà noi per che venir possiam più tosto
là dove purgatorio ha dritto inizio».

Rispuose: «Loco certo non c'è posto;
licito m'è andar suso e intorno;
per quanto ir posso, a guida mi t'accosto.

Ma vedi già come dichina il giorno,
e andar sù di notte non si puote;
però è buon pensar di bel soggiorno.

Anime sono a destra qua remote;
se mi consenti, io ti merrò ad esse,
e non sanza diletto ti fier note».

«Com' è ciò?», fu risposto. «Chi volesse
salir di notte, fora elli impedito
d'altrui, o non sarria ché non potesse?».

E 'l buon Sordello in terra fregò 'l dito,
dicendo: «Vedi? sola questa riga
non varcheresti dopo 'l sol partito:

non però ch'altra cosa desse briga,
che la notturna tenebra, ad ir suso;
quella col nonpoder la voglia intriga.

Ben si poria con lei tornare in giuso
e passeggiar la costa intorno errando,
mentre che l'orizzonte il dì tien chiuso».

Allora il mio segnor, quasi ammirando,
«Menane», disse, «dunque là 've dici
ch'aver si può diletto dimorando».

Poco allungati c'eravam di lici,
quand' io m'accorsi che 'l monte era scemo,
a guisa che i vallon li sceman quici.

«Colà», disse quell' ombra, «n'anderemo
dove la costa face di sé grembo;
e là il novo giorno attenderemo».

Tra erto e piano era un sentiero schembo,
che ne condusse in fianco de la lacca,
là dove più ch'a mezzo muore il lembo.

Oro e argento fine, cocco e biacca,
indaco, legno lucido e sereno,
fresco smeraldo in l'ora che si fiacca,

da l'erba e da li fior, dentr' a quel seno
posti, ciascun saria di color vinto,
come dal suo maggiore è vinto il meno.

Non avea pur natura ivi dipinto,
ma di soavità di mille odori
vi facea uno incognito e indistinto.

`Salve, Regina' in sul verde e 'n su' fiori
quindi seder cantando anime vidi,
che per la valle non parean di fuori.

«Prima che 'l poco sole omai s'annidi»,
cominciò 'l Mantoan che ci avea vòlti,
«tra color non vogliate ch'io vi guidi.

Di questo balzo meglio li atti e ' volti
conoscerete voi di tutti quanti,
che ne la lama giù tra essi accolti.

Colui che più siede alto e fa sembianti
d'aver negletto ciò che far dovea,
e che non move bocca a li altrui canti,

Rodolfo imperador fu, che potea
sanar le piaghe c'hanno Italia morta,
sì che tardi per altri si ricrea.

L'altro che ne la vista lui conforta,
resse la terra dove l'acqua nasce
che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta:

Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce
fu meglio assai che Vincislao suo figlio
barbuto, cui lussuria e ozio pasce.

E quel nasetto che stretto a consiglio
par con colui c'ha sì benigno aspetto,
morì fuggendo e disfiorando il giglio:

guardate là come si batte il petto!
L'altro vedete c'ha fatto a la guancia
de la sua palma, sospirando, letto.

Padre e suocero son del mal di Francia:
sanno la vita sua viziata e lorda,
e quindi viene il duol che sì li lancia.

Quel che par sì membruto e che s'accorda,
cantando, con colui dal maschio naso,
d'ogne valor portò cinta la corda;

e se re dopo lui fosse rimaso
lo giovanetto che retro a lui siede,
ben andava il valor di vaso in vaso,

che non si puote dir de l'altre rede;
Iacomo e Federigo hanno i reami;
del retaggio miglior nessun possiede.

Rade volte risurge per li rami
l'umana probitate; e questo vole
quei che la dà, perché da lui si chiami.

Anche al nasuto vanno mie parole
non men ch'a l'altro, Pier, che con lui canta,
onde Puglia e Proenza già si dole.

Tant' è del seme suo minor la pianta,
quanto, più che Beatrice e Margherita,
Costanza di marito ancor si vanta.

Vedete il re de la semplice vita
seder là solo, Arrigo d'Inghilterra:
questi ha ne' rami suoi migliore uscita.

Quel che più basso tra costor s'atterra,
guardando in suso, è Guiglielmo marchese,
per cui e Alessandria e la sua guerra

fa pianger Monferrato e Canavese».



La Divina Commedia · Purgatorio

Canto VII

The Valley of Flowers. Negligent Princes.

After the gracious and glad salutations
Had three and four times been reiterated,
Sordello backward drew and said, "Who are you?"

"Or ever to this mountain were directed
The souls deserving to ascend to God,
My bones were buried by Octavian.

I am Virgilius; and for no crime else
Did I lose heaven, than for not having faith;"
In this wise then my Leader made reply.

As one who suddenly before him sees
Something whereat he marvels, who believes
And yet does not, saying, "It is! it is not!"

So he appeared; and then bowed down his brow,
And with humility returned towards him,
And, where inferiors embrace, embraced him.

"O glory of the Latians, thou," he said,
"Through whom our language showed what it could do
O pride eternal of the place I came from,

What merit or what grace to me reveals thee?
If I to hear thy words be worthy, tell me
If thou dost come from Hell, and from what cloister."

"Through all the circles of the doleful realm,"
Responded he, "have I come hitherward;
Heaven's power impelled me, and with that I come.

I by not doing, not by doing, lost
The sight of that high sun which thou desirest,
And which too late by me was recognized.

A place there is below not sad with torments,
But darkness only, where the lamentations
Have not the sound of wailing, but are sighs.

There dwell I with the little innocents
Snatched by the teeth of Death, or ever they
Were from our human sinfulness exempt.

There dwell I among those who the three saintly
Virtues did not put on, and without vice
The others knew and followed all of them.

But if thou know and can, some indication
Give us by which we may the sooner come
Where Purgatory has its right beginning."

He answered: "No fixed place has been assigned us;
'Tis lawful for me to go up and round;
So far as I can go, as guide I join thee.

But see already how the day declines,
And to go up by night we are not able;
Therefore 'tis well to think of some fair sojourn.

Souls are there on the right hand here withdrawn;
If thou permit me I will lead thee to them,
And thou shalt know them not without delight."

"How is this?" was the answer; "should one wish
To mount by night would he prevented be
By others? or mayhap would not have power?"

And on the ground the good Sordello drew
His finger, saying, "See, this line alone
Thou couldst not pass after the sun is gone;

Not that aught else would hindrance give, however,
To going up, save the nocturnal darkness;
This with the want of power the will perplexes.

We might indeed therewith return below,
And, wandering, walk the hill-side round about,
While the horizon holds the day imprisoned."

Thereon my Lord, as if in wonder, said:
"Do thou conduct us thither, where thou sayest
That we can take delight in tarrying."

Little had we withdrawn us from that place,
When I perceived the mount was hollowed out
In fashion as the valleys here are hollowed.

"Thitherward," said that shade, "will we repair,
Where of itself the hill-side makes a lap,
And there for the new day will we await."

'Twixt hill and plain there was a winding path
Which led us to the margin of that dell,
Where dies the border more than half away.

Gold and fine silver, and scarlet and pearl-white,
The Indian wood resplendent and serene,
Fresh emerald the moment it is broken,

By herbage and by flowers within that hollow
Planted, each one in colour would be vanquished,
As by its greater vanquished is the less.

Nor in that place had nature painted only,
But of the sweetness of a thousand odours
Made there a mingled fragrance and unknown.

"Salve Regina," on the green and flowers
There seated, singing, spirits I beheld,
Which were not visible outside the valley.

"Before the scanty sun now seeks his nest,"
Began the Mantuan who had led us thither,
"Among them do not wish me to conduct you.

Better from off this ledge the acts and faces
Of all of them will you discriminate,
Than in the plain below received among them.

He who sits highest, and the semblance bears
Of having what he should have done neglected,
And to the others' song moves not his lips,

Rudolph the Emperor was, who had the power
To heal the wounds that Italy have slain,
So that through others slowly she revives.

The other, who in look doth comfort him,
Governed the region where the water springs,
The Moldau bears the Elbe, and Elbe the sea.

His name was Ottocar; and in swaddling-clothes
Far better he than bearded Winceslaus
His son, who feeds in luxury and ease.

And the small-nosed, who close in council seems
With him that has an aspect so benign,
Died fleeing and disflowering the lily;

Look there, how he is beating at his breast!
Behold the other one, who for his cheek
Sighing has made of his own palm a bed;

Father and father-in-law of France's Pest
Are they, and know his vicious life and lewd,
And hence proceeds the grief that so doth pierce them.

He who appears so stalwart, and chimes in,
Singing, with that one of the manly nose,
The cord of every valour wore begirt;

And if as King had after him remained
The stripling who in rear of him is sitting,
Well had the valour passed from vase to vase,

Which cannot of the other heirs be said.
Frederick and Jacomo possess the realms,
But none the better heritage possesses.

Not oftentimes upriseth through the branches
The probity of man; and this He wills
Who gives it, so that we may ask of Him.

Eke to the large-nosed reach my words, no less
Than to the other, Pier, who with him sings;
Whence Provence and Apulia grieve already

The plant is as inferior to its seed,
As more than Beatrice and Margaret
Costanza boasteth of her husband still.

Behold the monarch of the simple life,
Harry of England, sitting there alone;
He in his branches has a better issue.

He who the lowest on the ground among them
Sits looking upward, is the Marquis William,
For whose sake Alessandria and her war

Make Monferrat and Canavese weep."

(Translated by Henry Wadsworth Longfellow)

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